Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

animali

Silenzio e speranza: la voce nascosta degli “Spettri della biodiversità”

Leopardo delle nevi, rinoceronte di Giava e kakapo, il WWF ha voluto fare il punto sulla situazione di queste specie invisibili.


Ci sono animali che sembrano appartenere a un’altra dimensione del tempo. Non perché siano leggendari, ma perché vivono ai margini del nostro sguardo, nei luoghi dove la natura conserva ancora un respiro intatto. Appaiono di rado, si muovono con cautela, e ogni loro segno — un’orma, un’ombra, un suono lontano — è una rivelazione. La loro rarità non è soltanto fascino: è un avvertimento, un modo in cui la Terra ci ricorda la propria fragilità. In occasione di Halloween, il WWF ha voluto fare il punto sulla situazione di questi “spettri delle biodiversità”. Tra le montagne dell’Asia centrale, il leopardo delle nevi si mimetizza tra roccia e neve con una grazia che rasenta l’invisibile. Non ruggisce, ma comunica con un soffio basso e gentile. Ne restano meno di settemila, minacciati dal bracconaggio e dal cambiamento climatico che erode il loro territorio. Poco più a sud, nelle foreste di Giava, vive uno dei mammiferi più rari al mondo: il rinoceronte di Giava. È così schivo che gli scienziati lo conoscono più per le immagini sfocate delle fototrappole che per gli incontri diretti. Ottanta individui, forse meno: un numero che pesa come un silenzio. Nelle foreste montane tra Vietnam e Laos, invece, il saola – scoperto solo nel 1992 – rimane uno degli animali più misteriosi mai conosciuti. Nessuno lo ha mai visto libero. Lo chiamano “unicorno dell’Asia”, e il suo destino dipende oggi dagli sforzi congiunti di biologi e organizzazioni come il WWF, che da decenni ne studiano le tracce nella speranza di salvarlo. Negli oceani, nel Golfo di California, la vaquita – la focena più piccola del mondo – vive una corsa disperata contro il tempo. Le reti illegali usate per catturare il totoaba, un pesce pregiato, la condannano a un destino quasi certo: ne restano meno di dieci. Eppure, anche in mezzo a tanta precarietà, la ricerca e i progetti di tutela proseguono, sostenuti da associazioni che rifiutano di considerarla perduta. Dall’altra parte del pianeta, in Nuova Zelanda, il kakapo – un pappagallo notturno, pesante e incapace di volare – rappresenta invece una rara storia di rinascita. Salvato in extremis da un rigoroso programma di conservazione, vive oggi su alcune isole protette, seguito individualmente dai ricercatori. Nelle foreste del Sud-Est asiatico, invece, si nasconde il leopardo nebuloso, un felino che pare disegnato dalla luce e che si confonde tra i rami: la sua eleganza è pari solo alla sua vulnerabilità. Anche vicino a noi la vita si riaffaccia in silenzio. La foca monaca, un tempo diffusa nel Mediterraneo e poi scomparsa per decenni, sta lentamente tornando. Grazie a nuove tecniche di ricerca – come l’analisi del DNA ambientale promossa anche dal WWF – oggi possiamo seguirne i movimenti e immaginare un futuro in cui le nostre coste tornino a ospitarla. Nel cuore dell’Africa, l’elefante di foresta del Congo continua invece a camminare tra gli alberi, con passo discreto ma determinante. È un architetto naturale: dove passa, la foresta si rinnova. Eppure, in pochi anni, la sua popolazione si è ridotta di oltre il settanta per cento, falciata dal bracconaggio e dalla deforestazione. Tutte queste creature, rare e silenziose, raccontano la stessa storia: quella di una biodiversità che resiste, ma che ha bisogno del nostro aiuto per continuare a esistere. Il WWF invita a guardare oltre il visibile, a riconoscere il valore di ciò che ancora sfugge. Perché ogni specie che perdiamo è una parola che si cancella dal linguaggio della vita. Non serve vederli per sapere che ci sono. Basta sapere che, da qualche parte, continuano a muoversi, a respirare, a mantenere viva la promessa di una Terra che, nonostante tutto, resiste.

(© 9Colonne - citare la fonte)